Dopo ben quasi 200 anni di stori, il gruppo fondato da Thomas Cook ha dichiarato bancarotta. Si tratta di una delle aziende nel settore del turismo più importanti dell’Inghilterra e ora i vertici della società hanno reso nota, a mezzo social, la cessata attività dell’operatore del turismo e anche compagnia aerea.
Secondo una prima indagine una struttura alberghiera su dieci in Italia potrebbe risentire del fallimento del tour operator britannico Thomas Cook . Un importo medio di crediti da incassare di 118.000 euro per ogni hotel, ma alcune strutture denunciano sofferenze per oltre un milione.
Nella maggioranza dei casi, il 47,2%, si tratta di alberghi a 4 o 5 stelle, nel 36,3% dei casi di alberghi a 3 stelle, nel 18,4% di alberghi a 1 e 2 stelle o appartenenti ad altre categorie.
La problematica riguarda tutto il territorio nazionale, seppur con una maggiore concentrazione nelle località balneari e lacuali della Lombardia, della Sardegna, della Sicilia, della Toscana, del Trentino Alto Adige, del Veneto e Campania.
A rendere ancora più complessa la situazione il sistema di pagamento effettuato dal gruppo britannico, con un saldo agli albergatori fino a 60 giorni dopo il soggiorno dei propri clienti. Conti alla mano questo significa che chi ha lavorato quest’estate con Thomas Cook non vedrà i saldi dei mesi di luglio, agosto e settembre, sempre che non ci fossero ancora degli arretrati.
Non solo: a questo va aggiunto il danno generato dalle prenotazioni che non verranno onorate, e anche in questo caso l’impatto non sarà leggero considerando che in molti casi la stagione veniva prolungata anche nelle prime settimane di ottobre.
Numeri che le organizzazioni imprenditoriali del settore turismo hanno portato al sottosegretario al turismo., per esaminare le problematiche generate dal fallimento del secondo tour operator europeo, e per elaborare un pacchetto di proposte chiedendo al governo di adottarle con urgenza per attenuare l’impatto diretto causato dal fallimento e per scongiurare il rischio di un effetto domino, che potrebbe determinare a cascata il fallimento di molte aziende italiane con gravi contraccolpi per l’occupazione.
Il pacchetto prevede l’attivazione di un credito di imposta temporaneo, di importo proporzionale al credito vantato verso Thomas Cook, per evitare che le imprese vadano in crisi di liquidità; la definizione di un regime di Iva per cassa per tutte le fatture emesse e da emettere nei confronti di Thomas Cook, per evitare che le imprese debbano anticipare un’imposta che non hanno incassato e che potrebbero non incassare mai; la svalutazione dei crediti iscritti in bilancio nei confronti di Thomas Cook, per evitare che le imprese italiane, con l’approvazione del bilancio per l’anno 2019, siano tenute a pagare imposte su ricavi teorici ed incerti; l’attivazione di ammortizzatori sociali in favore dei dipendenti delle aziende coinvolte dalla situazione di crisi, con particolare riferimento a quelle che conferivano a Thomas Cook quote rilevanti della propria capacità ricettiva e che hanno già contrattualizzato il personale per far fronte agli impegni dei prossimi mesi.